Un anno di Sportello diritti

Gavriel e Mohamed Rafia

Dopo otto mesi di funzionamento dello Sportello di Tutela dei Diritti al Pilastro, nella nuova sede ospitata dal Circolo Arci La Fattoria, abbiamo chiesto al nostro volontario in servizio civile Gavriel Nelken, che lo ha animato insieme a Mohamed Rafia Boukhbiza, di scrivere un bilancio dell’attività dal suo punto privilegiato di osservazione.

1. Introduzione – In questo report, riporteremo i principali punti emersi dall’analisi dei dati raccolti sul lavoro svolto nel periodo da Dicembre 2018 ad Agosto 2019 dallo “Sportello Advocacy e Tutela dei Diritti dei Migranti” dell’associazione “Sopra i Ponti” di Bologna, come parte dell’omonimo progetto nazionale di FOCUS – Casa dei Diritti Sociali. Mentre negli scorsi anni questo servizio è stato offerto annualmente in modo continuativo, per diversi motivi logistici la durata del progetto quest’anno si è fermata a 9 mesi. Questa minore durata, in congiunzione con la nostra particolare modalità di fare sportello, seguendo ogni persona/famiglia a lungo, in profondità e nei suoi diversi problemi, significa che i casi totali registrati rimangono pochi, fermandosi quest’anno a 23. Inoltre, la nostra prassi è di registrare un unico “caso” anche quando (spesso) le problematiche si riferiscono in modi diversi ad intere famiglie, che quindi potrebbero assolutamente rientrare collettivamente tra i beneficiari diretti dello sportello. In ogni caso, riteniamo sia utile registrare i casi in questa maniera, e rifletterci anche attraverso semplici analisi quantitative, per poter mettere a fuoco e progressivamente migliorare l’effettiva sostanza del servizio offerto.

2. Contesto – Secondo i dati ufficiali elaborati dall’Osservatorio Regionale sul fenomeno migratorio, a inizio 2018 l’Emilia Romagna si conferma al primo posto fra le regioni italiane per incidenza percentuale di stranieri residenti (538.677), il 12,1% della popolazione complessiva, mentre il dato medio nazionale è pari all’8,5%. In particolare, il Marocco rimane il secondo paese di provenienza (primo se escludiamo i paesi comunitari), rappresentando l’11,3% della popolazione straniera. E’ noto, e confermato dal recente rapporto dell’Osservatorio, che gli immigrati risultino immancabilmente svantaggiati in quanto a diritti sociali ed economici (dal reddito medio, ai risultati scolastici, all’accesso alla salute…). In altre termini, mentre in linea teorica i diritti sono uguali per tutti, senza discriminazioni di origine nazionale, nella realtà l’accesso ai diritti risulta più difficile per i migranti. Che siano specifici per immigrati o generalisti, numerosi sportelli (per lo più istituzionali e sindacali) esistono sul territorio bolognese per facilitare l’accesso ai diritti, e in questo ambito si muove anche molto del lavoro quotidiano dei servizi sociali.

Se però l’accesso ai diritti rimane così evidentemente più arduo per i migranti, è necessario fare di più. In questo senso, il progetto proposto si pone in senso complementare ai servizi già esistenti, andando a lavorare su quello che potremmo identificare su una linea temporale come il momento precedente all’usuale interfacciarsi dei migranti con i servizi. Quando una persona, od una famiglia, si scontrano con un momento particolarmente difficile, spesso per via di numerosi problemi interconnessi (es. perdita del lavoro del/la “capofamiglia”, e conseguenti problemi con documenti e affitto), possono venire allo Sportello Tutela dei Diritti. Il lavoro dello sportello non va a sostituire quello delle istituzioni o del servizio sociale, ma lo integra. Il fatto che il nostro sportello viene riconosciuto come estremamente utile dagli utenti non significa certo che allora il lavoro degli sportelli pre-esistenti e’ meno utile; anzi, ci sentiamo di condividere la comune richiesta di potenziare i servizi pubblici. Quel che il nostro sportello offre, che gli sportelli istituzionali non possono offrire, e’ legato a questioni di fiducia, di comunanza culturale, e di approccio dal basso, dando attenzione alle complessità di ogni caso. E questo compito e’ svolto al meglio da un’associazione di comunità, che poi necessariamente si interfaccia e si appoggia alle istituzioni, in un rapporto di appoggio reciproco dove il lavoro svolto dai diversi sportelli e’ distinto dal “momento” in  cui si colloca l’azione in quella che potremmo definire la “filiera” della presa in carico.

madre e figlio condividono i propri problemi con lo Sportello

3. Origine degli utenti Altro elemento di diversità nel funzionamento dello sportello rispetto all’anno scorso (oltre alla durata più breve) è stata una ulteriore diversificazione della provenienza degli utenti, sia nel senso di “origine nazionale”, sia nel senso dell’origine degli utenti nel loro percorso di vita, ossia come sono entrati in contatto con lo sportello. La maggioranza degli utenti continua ad essere di nazionalità marocchina, spesso in Italia da decenni e colpiti dalla crisi economica, e ad essere entrata in contatto con lo sportello informalmente attraverso la potente rete di membri dell’associazione all’interno della comunità marocchina di Bologna e provincia. Però, ancor più degli anni scorsi, si sono ampliati i canali di contatto con lo Sportello, e questo ha anche portato ad una maggiore diversità di nazionalità degli utenti (incluso addirittura una donna rumena, e quindi comunitaria, ed una ragazza di seconda generazione marocchina e di cittadinanza italiana). Tre sono stati i nuovi principali canali di contatto:

Grafico 1: nazionalità degli utenti dello sportello
  1. la nuova sede in cui si è trasferito lo Sportello al Pilastro, al circolo La Fattoria, in Via Pirandello 6 (ufficio aperto dalle 10 alle 15 LUN – MAR – GIO – SAB);
  2. la sede in cui lo Sportello è basato al Mercoledì, al GRAF in San Donato, in Piazza Spadolini 3;
  3. una collaborazione aperta con CAF Italia, in via Stalingrado, che ha poi rivolto persone al nostro sportello prevalentemente per problemi di disagio abitativo. 

4. Tipi di problemi affrontati – Le vite delle persone/famiglie che si approcciano al nostro sportello sono solitamente complicate da piu’ di un problema. Anzi, spesso la sensazione che riportano gli utenti e’ di essere imbrigliati in una rete di problemi, che si stringe sempre più, e da cui non riescono ad uscire da soli.Mentre spesso gli sportelli piu’ istituzionali offrono aiutoperuna sola tipologia di problemi, noi abbiamo la possibilità di affrontare i problemi nella maniera olistica che talvolta richiedono. Per esempio, quando siamo stati contattati da una famiglia che era stata sfrattata dalla casa che occupavano, abbiamo affrontato i diversi aspetti della questione in parallelo. Dunque, siamo andati insieme dagli avvocati a cui ci appoggiamo per affrontare l’accusa di occupazione, e intanto abbiamo ricercato nel mercato privato delle possibili alternative, ma anche attivato i servizi pubblici per richiedere l’assegnazione di una casa popolare. Oppure a volte i problemi sono legati in maniera sequenziale, come quando la questura aveva rifiutato di rinnovare il permesso di soggiorno per motivi di lavoro di un uomo perché non risultavano i suoi contributi all’INPS (perché in permesso di paternità). E dunque, abbiamo prima risolto il problema con l’INPS e il datore di lavoro, per poi tornare in questura con i documenti specifici necessari a rinnovare. Categorizzando sommariamente i principali tipi di problemi che ci siamo trovati ad affrontare negli scorsi 9 mesi, abbiamo sviluppato questo grafico riassuntivo che classifica un numero totale di 35 macro-questioni (spesso trovandoci appunto  di fronte a utenti pluri-problematici).

Grafico: categorie di problemi affrontati

Mentre l’utente tipo rimane, come da diversi anni ormai, la famiglia marocchina colpita dalla crisi, i problemi specifici che insorgono a questa tipologia di persone possono variare. Predominante e’ il disagio abitativo (connesso a licenziamenti o reddito basso), che ritroviamo come problema trasversale alle origini degli utenti dello sportello. La crescente difficoltà a trovare casa e’ completamente in linea con le trasformazioni della città di Bologna, sempre più concentrata sul turismo, e al contempo politicamente incapace di proporre programmi seri di espansione dell’edilizia pubblica. Se gia’ sta diventando sempre più arduo trovare casa per uno studente fuori sede, o per una giovane coppia bolognese, e’ facile immaginare quanto sia improbabile che ad essere scelta dal padrone di casa per affittare il suo appartamento (precisamente “in competizione” con quelle altre categorie di affittuari) sia una famiglia povera, numerosa e con nomi arabi. Poi, ci sono casi particolari e complessi, come quello che abbiamo classificato come “investigazione e accesso agli atti”, dove l’associazione si e’ presa carico di portare avanti un grosso lavoro finalizzato all’ottenimento di tutte le informazioni riservate relative ad un grave incidente accaduto ad un ragazzo marocchino senza documenti, finito poi in coma. Invece, e’ interessante notare che l’accesso ai servizi medici sta diventando una categoria di problemi affrontati sempre più frequentemente nel lavoro dello sportello, ma la causa della relativa crescita nella frequenza di questo tipo di richieste e’ meno chiara (forse connessa al fatto che il campo della salute rimane uno dei pochi dove, pur con mille complessità burocratiche, e’ ancora possibile accedere ad una vasta gamma di servizi e diritti).

5. Come affrontiamo i problemi – Attivando questo sportello, la comunità marocchina (ma il servizio è aperto a tutti i migranti) di Bologna si arma di uno strumento fondamentale come la formalizzazione del mutuo-aiuto. Qui, si possono affrontare i problemi partendo dalle esigenze e i desideri dei migranti in difficoltà, con la partecipazione attiva dell’utente nell’analisi del problema e nella scelta del percorso da seguire per affrontarlo. Il momento più delicato e prezioso è la prima conversazione strutturata: si inizia con il racconto dei problemi, seguito dalla messa in campo da parte dell’associazione della propria conoscenza ed esperienza del campo, e infine dal raggiungimento di una comprensione condivisa dei problemi e delle loro possibili soluzioni. Solo a questo punto, si prosegue con gli accompagnamenti e l’advocacy, nello spirito del supporto alla ricerca dell’utente delle possibili soluzioni ai propri problemi. Ciò che lo sportello può offrire non si limita al supporto dei membri dell’associazione (per quanto la loro esperienza e dedizione siano fondamentali). Al contrario, un prezioso strumento nelle mani di un’associazione di comunità esperta come Sopra I Ponti e’ la capacità di “fare rete”,  estendendo le proprie possibilità attraverso l’attivazione di una rete territoriale di stakeholders (associazioni, istituzioni o singoli individui) specialisti nei diversi campi. Per esempio, l’ormai consolidato rapporto con il C.S.I. (Centro di Salute Internazionale) dell’Università di Bologna si e’ dimostrato piu’ volte cruciale nell’affrontare problemi relativi all’accesso alla salute.

Grafico 3: rapporto tra impegno dello sportello e risultati ottenuti

Come rappresentato in questo grafico, e’ interessante anche soffermarsi sul rapporto tra l’impegno che lo sportello spende per ogni caso e l’abilita’ di raggiungere i relativi obiettivi identificati dall’utente. Per quanto, come anticipato, il numero totale di casi non permetta generalizzazioni, si può notare la mancanza di una correlazione tra il tempo speso per ogni caso e l’ottenimento dei risultati. Questo mostra come l’impegno speso sia piuttosto legato alla complessità di ogni caso. E’ più probabile che siano risolti casi piu’ semplici, dove e’ sufficiente una consulenza e un lavoro dall’ufficio, solitamente legato alla soluzione di intoppi burocratici, piuttosto che casi complessi, dove talvolta tutto l’impegno dello sportello non e’ sufficiente ad ottenere una soluzione soddisfacente. Nei casi complessi, la presa in carico si struttura nella gestione di percorsi di lunga durata, con numerosi accompagnamenti, e l’efficacia del nostro intervento ha molto a che fare con le reali possibilità di soluzione del problema affrontato. Ad esempio, la maggior parte dei (parziali o totali) fallimenti dello sportello sono occorsi nei casi di disagio abitativo, quando non si e’ riusciti a trovare una sistemazione soddisfacente nonostante le numerossisime chiamate ad agenzie, nonostante le diverse visite ad appartamenti da affittare, nonostante le richieste inoltrate alle istituzioni (Acer, progetti specifici come cohousing o canone calmierato, Ufficio Sociale dei diversi comuni) e alle altre associazioni che lavorano nel settore. Invece, siamo riusciti ad ottenere ottimi risultati in campi come l’accesso ai servizi medici o ai sussidi di invalidità, che hanno spesso richiesto molto lavoro da parte nostra, ma dove ancora sono maggiormente tutelati i diritti delle persone migranti.

6. Spunti per l’anno prossimo – L’ultima sezione riguarda gli spunti per il prossimo anno di lavoro dello sportello, emersi anche (ma certamente non solo) grazie all’analisi che sta alla base di questo report. Una riflessione urgente riguarda la necessità per lo sportello di organizzarsi al fine di supportare i propri utenti nell’accesso al reddito di cittadinanza (RdC). L’accesso a quest’ultimo richiede principalmente due requisiti: la povertà e la cittadinanza, o la residenza in Italia da almeno 10 anni, requisito soddisfatto dalla maggioranza degli utenti del nostro sportello (specie nei casi di famiglie in difficoltà). Dunque, abbiamo incrociato i dati sullo status e sulla situazione economica degli utenti dello sportello (v. tabella seguente), concludendo che quasi un terzo del totale delle persone/famiglie passate dallo sportello quest’anno per qualsiasi motivo (7 su 23) hanno buone basi per fare richiesta del RdC. Invece, stando a quanto abbiamo saputo, solo una di queste persone stava facendo richiesta, forse per via del nome che dissuade chi non e’ cittadino, o semplicemente per la novità di questo sussidio. Come sportello, e’ particolarmente importante attrezzarsi per essere in grado di inoltrare le richieste di reddito di cittadinanza in ottica futura, se il sistema di sussidi statali continuerà a svilupparsi seguendo la presente logica di accentramento ed efficientazione, come in Gran Bretagna con il Universal Credit o in Germania con il sistema Hartz IV, che renderebbe l’accesso al RdC sempre piu’ imprescindibile per i nostri utenti che ne abbiano diritto.


Tabella 1: Dati sulla residenza e la situazione economica degli utenti, in funzione del RdC

Per sviluppare questo tipo di supporto, cosi’ come per rispondere più efficacemente ad altre necessità (es. nella ricerca di lavoro), ed anche vista la minore capacità di Sopra i ponti di offrire una presenza continuativa del personale dello sportello a partire dall’anno prossimo, sarebbe preziosissimo riuscire ad ampliare la gestione dello sportello ad una pluralità di associazioni di comunità migranti. E’ un fatto che la consolidata modalità (olistica, con la partecipazione attiva dell’utente, approfondita, dal basso, di comunità) del nostro sportello sia efficacie, ma sarebbe estremamente potente riuscire a mettersi in rete con altre associazioni di comunità nell’ottica di moltiplicare le possibilità del mutuo-aiuto. Anche ampliare le relazioni con associazioni specialistiche di diversi settori sarebbe certamente utile, ad esempio con le associazioni che supportano i malati di tumore, avendo quest’anno lavorato su diversi casi di pazienti che necessitavano l’aiuto di associazioni del genere per via di una mancanza di documenti (di solito, la residenza) che impediva al servizio pubblico di risolvere i problemi. Però, la rete con altre associazioni di comunità rimane potenzialmente la prospettiva più intrigante, anche per riuscire meglio a collettivizzare problematiche individuali su temi ricorrenti ma dove lo spazio di manovra per lo sportello e’ minimo affrontando i casi individualmente. Specie nell’attuale momento politico, e’ necessario riportare sul piano politico questioni come il disagio abitativo, su cui ci si potrebbe relazionare con le lotte per l’abitare esistenti sul territorio, o come i documenti, dove diventa ogni giorno più tragica la congiunzione della vecchia legge “Bossi-Fini” con il dl Salvini/Sicurezza 1 (dl 113, 04/10/2018), che portano sempre più persone a rischio di finire nei Cpr .

Bologna, 30/08/2019

Articolo di Gavriel Nelken

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